Burky – Rosareccio – Zamboni

Cartello

ALPE BURKY (m. 1581) – RIFUGIO ZAMBONI E ZAPPA (m. 2065) – [via Alpe Rosareccio – Piani Alti]

Codice: B43 + B47
Difficoltà: E
Tempo di percorrenza: 2:50 h (0:50 all’Alpe Rosreccio, 1.30 ai Piani Alti).
Dislivello: 589 m
Affollamento: Frequentato.
Segnavia: Rosso -bianco-rosso, ben visibile lungo tutto l’itinerario.
Denominazione: Sentiero B43 dai Burky ai Piani Alti, Sentiero “Saglio” dai Piani Alti alla Zamboni.
Segnale del cellulare : buono lungo tutto il percorso, labile nella conca di Pedriola.
Acqua: numerosi torrenti disseminati lungo tutto il percorso.
Punti di appoggio:
– Seggiovie Pecetto – Alpe Burky – Belvedere (+39 0324 65060)
– Rifugio Rodolfo Zamboni e Mario Zappa +39 0324 65313 www.rifugiozamboni.com

Collegamenti:
– Sentiero Belvedere – Rifugio Zamboni Zappa – Lago delle Locce (reportage QUI)
– Sentiero Opaco – Lago Secco – Alpe Rosareccio
– Sentiero Piani Alti – Colletto del Pizzo Nero
– Sentiero Alpe Rosareccio – Alpe Crosa

Traccia GPS (scarica in formato KML o GPX):

L’itinerario ha inizio pochi metri a valle della stazione intermedia della seggiovia nei pressi dell’alpe Burky.

Sulla sinistra della strada che risale i campi da sci invernali, un cartello indicatore invita ad inserirsi nell’alveo del torrente Pedriola

per attraversarlo in corrispondenza di una grata metallica e raggiungere il versante meridionale della valle.

Da qui ha inizio una ripida ma comoda traccia che districandosi tra le balze rocciose risale l’umida parete, dirigendosi con decisione verso sudest, supera un paio di rocce intagliate a balma

e prende velocemente quota offrendo saltuariamente panorami sempre più ampi sulla sottostante piana di Macugnaga.

Il sentiero si inoltra quindi in un bosco di larici spesso diradato dalle frequenti valanghe invernali per poi attraversare una breve zona acquitrinosa

e rimontare i ripidi pascoli che conducono alle baite dell’alpe Rosareccio, l’antica Drausa Regis, già citata in un documento scritto del 999.

La traccia non raggiunge le antiche casere, ma piega verso est; si incontrano quindi a breve distanza dapprima la deviazione per l’alpe Crosa, itinerario più breve ma più difficoltoso e meno affascinante per raggiungere l’alpe Pedriola,

e quindi l’arrivo del sentiero dedicato ad Antonio Lenzi, che giunge direttamente da Pecetto dopo aver oltrepassato il Lago Secco.

Il sentiero continua a dirigersi verso est, dapprima dolcemente, poi sempre più ripidamente, rimontando con numerose svolte il versante ricoperto di ontanelli.

Dopo aver attraversato alcuni piccoli ruscelletti, un ultimo deciso traverso verso ovest

sfocia sui verdeggianti prati dei Piani Alti, dai quali si raggiunge l’edificio abbandonato della vecchia funivia, in disuso dopo essere stata irreparabilmente danneggiata da una valanga nel 1975, edificato in ottima posizione panoramica.

Tralasciando sulla sinistra le indicazioni per l’impegnativa ascensione al Colletto del Pizzo Nero, il sentiero, che da qui in poi è stato dedicato alla memoria di Silvio Saglio, attraversa i selvaggi pascoli

e ricomincia nuovamente a salire per un breve tratto fino a rimontare un dosso

a partire dal quale la traccia si assesta in una lenta ma costante discesa in direzione ovest, costantemente caratterizzata da un affascinante panorama sul versante opposto della valle.

Dopo aver oltrepassato il sentiero che giunge dalla sottostante alpe Crosa e un profondo vallone proveniente dalla Punta Cesare Battisti,

un’ampia curva verso sud introduce la stupenda vista della parete Est del Monte Rosa

e il verdeggiante vallone di Pedriola

Un falsopiano e un’ultima breve discesa conducono direttamente nei pressi del rifugio Zamboni e Zappa.

Dall’alpe Pedriola, è poi possibile proseguire per il lago delle Locce oppure rientrare verso Macugnaga percorrendo il sentiero che sale dal Belvedere (QUI descritto),stazione di arrivo delle seggiovie.

Una volta raggiunto, in circa 40 minuti, il Belvedere, è possibile scendere con gli impianti (info e orari QUI), oppure percorrere il sentiero che scende a Pecetto, QUI descritto.

Si ringrazia Marco Piatti per la descrizione del sentiero.

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