Alpinismo

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La storia dell’alpinismo sul versante anzaschino del monte Rosa ha inizio nel tardo XVIII secolo, con le figure del conte Morozzo della Rocca – che nel 1787 sfiora quota tremila, nei pressi dell’attuale capanna Marinelli – e dello studioso ginevrino De Saussure; quest’ultimo, nel 1789, risale il pizzo Bianco fino all’anticima, accompagnato dal cacciatore di camosci Giovanni Battista Jacchetti; da sempre sono considerati il primo turista e la prima guida di Macugnaga. Poi più nulla, fino alla seconda metà dell’Ottocento…

– L’età delle conquiste
Gli inglesi sono i primi a dedicarsi a tempo pieno all’alpinismo: nel 1855 la vetta del monte Rosa (ancora ‘Hochste Spitze’, non già ‘Punta Dufour’) viene raggiunta dal versante di Zermatt; i famosi Tuckett e Tyndall nel 1861 risalgono i due lati della Torre di Castelfranco, tra Gran Fillar e cima Jazzi; nel 1864 Huston e Hall giungono ad Alagna valicando il Colle delle Locce, aprendo una delle vie classiche sul massiccio; nel 1867 viene raggiunto lo Jagerhorn, di poco inferiore ai 4000 metri. Ormai i tempi sono maturi per la grande impresa: il 22 luglio 1872 Taylor e i fratelli inglesi Pendlebury, guidati da Ferdinand Imseng (di Saas, ma residente a Macugnaga) con Oberto e Spechtenhauser come portatori, risalgono per la prima volta la parete Est bivaccando là dove 14 anni dopo sarà costruito il rifugio Marinelli, traversando il canalone e risalendo alle roccette e di lì in vetta. La Nordend è conquistata da Brioschi nel 1876, guidato ancora da Imseng. La seconda salita è datata 1880 (von Lendenfeld). La prima salita senza guide è del 1884, ad opera dei fratelli Zsigmondy e di Purtscheller. Il 29 luglio 1889 Achille Ratti, futuro papa Pio XI, compie la prima traversata del Rosa salendo la Est, conquistando la Dufour, valicando poi il Grenzsattel (colle Zumstein o colle del Papa) e da lì scendendo a Zermatt.

– Nuove vie, prime ripetizioni e alpinisti solitari
A cavallo del Novecento si assiste ad un grande interesse per il monte Rosa. Uno dei personaggi più caratteristici e attivi del tempo è la guida Mattia Zurbriggen, il ‘tifel’ (diavolo), con nel carniere parecchie prime e ripetizioni; la Est per lui non ha segreti. La cresta Signal, la più semplice via da Macugnaga per le vette del Rosa, viene salita da Topham e Supersaxo nel 1887; la cresta di Santa Caterina alla Nordend è conquistata nel 1906 da Ryan e Lochmatter; la via dei Francesi alla Gnifetti, una delle vie più lunghe e difficili dell’intero arco alpino, è inaugurata da Devies e Lagarde nel 1931. La prima via di salita alla Dufour è percorsa in discesa solo nel 1911 da Stein, e salita per la prima volta in solitaria da Taveggia nel 1924. La parete è poi teatro delle imprese di alpinisti solitari, il più rappresentativo dei quali è Ettore Zapparoli, che proprio sul Rosa troverà la morte; al suo attivo, tra le altre, una difficile via per la Cresta del Poeta (1937) e il Canalone della Solitudine alla Nordend (1948).

– L’epoca delle prime invernali
Il secondo dopoguerra è periodo soprattutto delle prime salite invernali e di alcune ripetizioni solitarie di grande spessore. L’affiatata cordata di guide macugnaghesi Bettineschi, Iacchini, Pala e Pironi sale nel 1965 la Dufour e nel 1967 la Nordend (cresta di S.Caterina), in mezzo a forti tormente di neve. Chiò e Vanini, sempre nell’inverno 1965, vincono la via dei Francesi, mentre solo nel 1976 (Morandi/Tagliaferri) riesce la salita invernale della Cresta del Poeta. Risale invece all’inverno 1948 (Festa/Vecchietti) la prima per la Cresta Signal e al 1953 (Amosso/Elli) la salita alla Silbersattel, il colle più alto d’Europa tra Dufour e Nordend, realizzando di fatto la prima salita invernale della parete Est. Meritano un ricordo anche la prima solitaria alla Gnifetti per la via dei Francesi (Gogna, 1969), alla Nordend per la Cresta di S.Caterina (Bez, 1973), nonché la prima salita del celebre Triangolo della Jazzi (Bertolini/Bisaccia/Jacchini e Bodio/Fontana, 1959); lo stesso Triangolo è salito in prima solitaria da Fabio Iacchini di Macugnaga nel 1985.

– Lo sci estremo
A tenere la scena negli ultimi anni sono in modo particolare le imprese relative allo sci estremo. Nel 1969 il francese Saudan riesce in un’impresa fino ad allora ritenuta impossibile, la discesa con gli sci lungo il canalone Marinelli, aprendo la strada ad altre ‘prime’ di assoluto rilievo: il macugnaghese Claudio Schranz scende con gli sci dalla parete Nord della punta Tre Amici nel 1971, dal colle Gnifetti nel 1976 e dallo Jagerhorn nel 1977; De Benedetti percorre la via dei Francesi nel 1979. Nel 1985 Fabio Iacchini sale da solo, sci in spalla, il canalone Marinelli, e successivamente lo ridiscende.

– Gioie e dolori
Ultimamente, le mutate condizioni della montagna hanno diradato di molto le imprese alpinistiche; persino alcuni rifugi storici, come il Sella, sono ora difficilmente raggiungibili. Di fronte alle tante glorie segnalate in precedenza, è doveroso ricordare le numerose pagine tragiche: dalla tragedia Marinelli del 1881, in seguito alla quale si propose addirittura di vietare la salita al Rosa dalla Est, alla scomparsa di guide come Bich e Gildo Burgener e di alpinisti come Zapparoli, e così via fino ai giorni nostri. Nel cimitero protetto dalla Chiesa Vecchia e dalle fronde del Vecchio Tiglio, conosciuto anche come il ‘cimitero delle guide’, un monumento testimonia con una sobria targa le tante vite che sul Rosa hanno avuto termine, avvolte nei ghiacci eterni della montagna.

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